giovedì 28 luglio 2011

Petali di cenere

C'erano giorni in cui Suz si sentiva persa. Giorni in cui il suo più grande ed unico desiderio era quello di vivere solo un brutto sogno da cui molto presto si sarebbe svegliata. La vita a giorni, a tratti, le appariva un incubo che incombeva sul suo essere. Lievi passi avanti la riconducevano indietro. Aveva un macigno ormai sul cuore, sul corpo, sull' anima. Accettando, camminando, rifiutava di credere che fosse vero. Una fogliolina che il vento aveva trascinato al mare per poi disperderla in quell' immenso oceano. Parole irte come aculei sempre più pungenti. lei, rinchiusa nel suo mondo ovattato, sanguinava al solo sfiorarle. Sangue rosso vivo, ardente, profumato di rose ricopriva il suo corpo, e quegli stracci e quelle essenze tanto amate erano divenute un' inutilità. Lividi neri tinti di rosso. Eppure fino al tramonto precedente era nuda, vestita nient' altro che di un leggiadro e purpureo kaftano. Erano bastate quelle cinque lettere a stravolgere il ritrovato precario equilibrio. Chiuse gli occhi e si rifiutò di vedere, di sentire. Ma con la testa piena di boati, tremante, sudata, e il sangue che pulsava, implose in silenziose e cocenti lacrime che, stabilitosi in petto, le toglievano il respiro. Dio quante volte si era sentita così prima di allora... ma come aveva potuto dimenticare? Era come se fosse stata la prima volta. A certe cose non ci si abitua mai o l'aveva respirato talmente forte da non riuscire più a cacciarlo via? Non fece che chiederselo quella sera, anche quando decise di uscire con Cristina per non pensare, per vedere altro, per sentire nuove parole, per ascoltare quelle vecchie storie del marinaio che tornato a casa dopo anni non vi aveva trovato niente altro che pietre diroccate, sterpaglie morte e fiori appassiti. Voleva recarsi lì. Toccare con gli occhi il nido del marinaio. Volse lo sguardo al fiore tra le rocce, che si era nutrito di lacrime di cielo e che era morto lì dov'era nato. Nessuno l'aveva raccolto mai per adornare la sua casa..nessuno. Ognuno si avvicinava ad ammirare il suo splendore, ad inebriarsi del suo profumo, ma nessuno aveva mai detto: ti colgo, ti porto con me. Chissà quante volte quel fiore aveva sperato che qualcuno lo cogliesse per strapparlo al suo destino. Magari proprio quell' ultimo viandante fermatosi a lungo ad osservarlo. Era andato via più ferocemente di chiunque altro. Da quando era partito cominciò a sfiorire, a morire e nessuna lacrima di cielo seppe più ridargli la vita, mi raccontò il marinaio. E fu per questo che, quando arrivai, trovai soltanto un ramo secco e petali di cenere che il vento avrebbe ricondotto al mare.

Nessun commento:

Posta un commento

E tu che ne dici?