martedì 8 febbraio 2011

* E già lo amava ... *

[…] Susy oggi era seduta lì perdendosi  nel vuoto … Fissava invano quel telefono. D’avanti a lei ancora quell’immagine, quegli occhi in cui le era così facile perdersi dal primo momento in cui li aveva ritrovati. Aveva ancora il suo profumo addosso, nonostante fossero passati due giorni oramai, lo sentiva nell’aria, in ogni dove. Persa nei suoi pensieri, tutto la riportava a Leo, a quella notte che l’alba così velocemente aveva strappato via. Quante parole quella notte, Susy non ricordava di aver mai parlato tanto di lei: il solo pensarlo le faceva paura … Le squillò il cellulare, lo guardò titubante… quanto desiderava veder comparire il nome di Leo sul display … invece nulla, era Mattia, che in quell’ attimo di tempo libero, tra un cliente ed un altro l’aveva chiamata. Lo aveva fatto anche altre volte, anche quella domenica mattina, ma lei non aveva risposto, non perché Leo fosse con lei, assolutamente,  semplicemente non le andava di sprecare quegli ultimi attimi che poteva passare con lui. Con Leo, come mai con un altro, era sempre stata sincera. Era riuscita a raccontargli perfino di Luca. Non ricordava cosa gli avesse raccontato di preciso, ma era certa di avergli detto tutto ciò che in quel momento sentiva. Sicuramente non gli aveva detto che lo amava ancora: la fase dell’innamoramento era passata da un pezzo, vi era solo una forte stima nei suoi confronti, anche se ormai non avevano rapporti da tempo.
 Leo era riuscito con la sua * disarmante sincerità * ad annullare Luca.
Le mancava Leo, le mancava tutto di lui e mille pensieri sovraffollavano la sua mente. Aveva paura, una paura tremenda di perderlo. Capiva che non poteva far nulla, che era giusto che lei non sconfinasse. Ma quella silenziosità era capace di lacerarle l’anima. Silenzio lungo un giorno, silenzio che sembrava infinito. Infinito come quel che leggeva nei suoi occhi, infinito come la sofferenza che lui portava con sé e di cui mai le avrebbe parlato del tutto. Ma Susy sapeva che per alcune cose il tempo è la miglior medicina e glielo concedeva, riusciva nell’impresa, anche se le faceva male. Male. Male. Male.
Stava per solcarle il viso una lacrima, quando ricordò le sue parole scherzose:  “Se è un maschio si chiamerà Francesco e te lo puoi scordare, se è femmina, te la cresci tu … ”. Di colpo si rasserenò e pensò tra se: “Anche se è passato così poco tempo e il momento non è dei migliori, sarebbe la cosa più bella della mia vita. Un figlio è il frutto dell’amore, ed io, questo uomo qui, sono sicura di amarlo già!”

Nessun commento:

Posta un commento

E tu che ne dici?