giovedì 10 marzo 2011

Sentirsi ...

... si sentì persa, come se insieme a quel Lampione avesse smesso di funzionare una parte del suo corpo. La più forte e debole allo stesso tempo. Era l’ora del tramonto. Si guardava intorno e vedeva buio ovunque, ogni cosa non era più illuminata. Ombre buie e lunghe si alternavano. Le indicavano la strada. A volte la seguivano. Era come trovarsi in un mondo che non conosceva, da esplorare. Ne aveva paura, ma era il pianeta in cui aveva scelto di vivere e doveva imparare a conoscerlo, anche quando di notte il suo Lampione non accennava ad accendersi. Aveva paura e in attimo tornò bambina, quando le era stato rubato il suo spartito preferito. Se almeno avesse saputo ancora piangere di nascosto dietro quella porta e uscire poi sfoggiando il più bel sorriso che avesse …



Le notti erano diventate lunghe, troppo lunghe da quando il Lampione aveva smesso di illuminare ogni cosa. Amava quel Lampione, da quando l’aveva scorto, quella sera di novembre in quel centro commerciale, in mezzo ad altri cento. Aveva capito subito che quelle sfaccettature avrebbero emanato la luce più bella che si fosse vista fino ad allora. Avrebbe illuminato le sue rose, la sua amaca, il suo viale. Dal suo balcone, nelle notti insonni, avrebbe ammirato quell’ “Incanto” che avrebbe condotto lì perfino Morfeo. Lo guardò e fu amore a prima vista. Solo che c’era un piccolo problema. Non poteva permetterselo. Da quando aveva cambiato lavoro, aveva promesso a se stessa che avrebbe rinunciato a ciò che riteneva superfluo. Ma in un attimo il superfluo divenne “Essenziale”. Lo prese e lo portò con sé, promettendo tacitamente, a lui e se stessa, che al tramonto l’avrebbe acceso tutte le sere. Nelle notti più buie avrebbe vegliato su di Lui: se si fosse spento l’avrebbe riacceso anche milioni di volte se fosse stato necessario, con la passione che solo chi ama ciò che fa, ama ciò che ha, è disposta a regalare anche … ad un Lampione appunto.

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